
Lo sforzo e la tradizione della Tratta
Un antico metodo di pesca ormai in disuso continua a sopravvivere
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Giugno 2020, la lotta contro il covid-19, le sue restrizioni e regole continua. Come nel precedente articolo, tornano alla mente ricordi e sensazioni di quando non c’era distanza sociale, mascherine, la diffidenza di contagiare, e di essere contagiati.
Questa è una di quelle storie.
Un alba differente
In una mattina di luglio una moltitudine di persone si riversa sulla riva del Mare Adriatico, calmo e silenzioso, di Marotta. Donne, uomini, anziani e qualche bambino sono venuti non solo per ammirare l’alba imminente, ma per assistere ad una tradizione antica centinaia di anni. Il sole che si scorge all’orizzonte viene accompagnato dallo sciabordio di una barca che è appena entrata in acqua con alcuni pescatori a bordo. Non si parla molto, si rimane a guardare quei movimenti tanto antichi quanto semplici. La barca si avvia verso il largo, senza allontanarsi troppo, trascinando con se una rete la quale disegna un’ampia semicirconferenza sulla superficie dell’acqua. Cosa stanno facendo quei pescatori?
La Tratta
La Tratta, chiamata anche Sciabica, è un’antica tecnica di pesca costiera molto comune fino agli anni 50 nel litorale italiano che ha origini antiche quanto le storie dei pescatori. Un capo della rete, denominato calamento, veniva fissato o trattenuto a riva mentre l altro era trainato in mare con l’ausilio di una barca. Due squadre di uomini tiravano poi a riva la rete con il pesce rimasto intrappolato all’interno della “cova”. Un sistema di pesca semplice e poco costoso il quale però richiedeva molto sforzo, sudore e non sempre dava risultati soddisfacenti. Il pesce ottenuto veniva poi venduto localmente o in zone limitrofe.
Tramandare la tradizione
La barca riapproda alla riva, due gruppi differenti di pescatori forzuti si apprestano a tirare le due cime. Poco a poco che la rete si avvicina alla riva il semicerchio, inizialmente largo e distante, si stringe. Insieme agli anziani anche i giovani e qualche bambino intraprendente si uniscono corpo a corpo al gruppo guidati dal ritmo dei più esperti. Si tira con forza, costanza ma anche con disciplina. Non si possono lasciare le cime neanche per un momento o il pesce rischia di fuggire, rendendo vano lo sforzo. E’ il momento in cui si tramandano la conoscenza e i gesti di una pesca di gruppo. Lo sforzo e la tradizione della Tratta si rinnova.
Curiosi e affezionati si stringono sempre di più alla rete, ormai giunta a riva, come quando si apre un forziere per vedere e valutarne il bottino.
Una pesca che sopravvive
Qualche granchio, alcuni pesciolini e solo alcuni di notevole grandezza sono il risultato della tratta. A causa del selvaggio sfruttamento del fondale marino, la tratta è caduta in disuso dovuto allo scarso rendimento e dalle forti restrizioni e regolamenti. E’ una pesca che si è impoverita col tempo.
Nonostante ciò l’Associazione Culturale Malarupta decise 12 anni fa di rievocare “La festa della Tratta” con lo scopo di mantenere viva questa tradizione e la memoria di Marotta come borgo originario di pescatori.
Oltre alla rievocazione la Festa della Tratta è un occasione per incontrarsi con i propri vicini di casa, raccontarsi vecchie storie mentre ci si gode l’aria tipica estiva.
Il sole ormai si è levato in cielo tanto da far sentire il suo calore scottante sulla pelle dei curiosi. La brezza leggera porta con se odore di salsedine, creme solari e mare. La spiaggia torna ad essere territorio di turisti e bagnanti.
Marco Pachiega