
Elcito, un’amore aspro per la natura
L’antico borgo medioevale testimone della dura vita di montagna
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Se vivere in mezzo alla natura vi sembra meraviglioso o se l’arrivo della neve è emozionante lo dovreste chiedere agli abitanti di Elcito.
Peccato che a Elcito non ci abita più nessuno. E’ un borgo fantasma, se ne sono andati via tutti.
Non è un buon inizio per un articolo di un blog sui viaggi ma capirete il motivo di questa introduzione. Però andiamo per ordine.
Elcito è un paese a pochi Km da San Severino Marche e si trova ad un altitudine di 821 m.s.l. Nasce dall’esigenza di proteggere l’abbazia benedettina di Santa Maria di Valfucina, nel XI secolo, erigendo una fortificazione su di uno sperone alle pendici del monte San Vicino e la faggeta di Canfaito. Un punto strategico difficile da espugnare e che gode di un incredibile vista.
Santa Maria di Valfucina
Per comprendere la storia di Elcito bisogna tornare pò indietro nel tempo, come detto intorno all’anno mille. L’abbazia benedettina di Santa Maria di Valfucina stava vivendo un periodo di grande prosperità ed espansione come attesta un antico documento risalente all’anno 1058. Per proteggersi da incursioni e assedi i monaci decisero di costruire un castello. Nel medioevo i terreni appartenenti a Valfucina furono coltivati e presi in cura da pastori e agricoltori. La fortificazione e le abitazioni dei contadini diedero vita così alla vita rurale degli abitanti di Elcito, i quali dedicarono per secoli alla coltivazione dei campi benedettini seguendo i lenti e duri ritmi stagionali.
Nel 1487 l’abbazia venne chiusa e abbandonata a causa di un periodo di crisi, saccheggi ed incendi. Due anni dopo la proprietà fu gestita dal Capitolo ecclesiastico di San Severino fino al 1986. Purtroppo nel 1799 un terremoto distrusse l’abbazia. Oggi troviamo solo una umile parrocchia costruita inseguito nell’ottocento.
Elcito
Il nome del paese deriva dalla specie di quercia mediterranea “leccio”. Nel passato medioevale i notai nominano il toponimo nei seguenti modi: “leciti” o “ilciti” fino a giungere ai giorni nostri con Elcito.
Raggiungere il borgo richiede tempo e pazienza. Una volta parcheggiata l’auto capisco immediatamente che il paese è legato fin dalle sue origini ai ritmi severi della natura. Pastorizia e agricoltura sono state da sempre le uniche fonti di vita per gli abitanti. La via principale sale e si apre sulla piazzetta dove risiede la chiesa di S. Rocco costruita dopo la distruzione del castello. Solo alcune parti del muro e l’ingresso ad arco, ancora presenti, fanno parte dell’antica roccaforte. Il centro è un labirinto di vicoli, stradine e scalini i quali ti guidano alla scoperta delle umili case.
Qui non c’è più nessuno
Una quiete surreale e quasi sinistra è perturbata solo dal miagolio curioso di un gatto riscaldato dal sole che sta per nascondersi dietro il monte San Vicino. Passeggiando per le strette vie sorge spontaneo chiedermi: “ma come facevano a vivere quassù le persone?”
La risposta arriva direttamente dalle pareti di pietra delle abitazioni. Alcune foto appese ai muri raccontano i freddi inverni quando la neve isolava anche per una settimana il paese o i brevi momenti di festa dopo la mietitura. La cruda ed aspra vita del borgo viene mostrata grazie alle immagini silenziose e un pò scolorite dalle intemperie.
A Elcito la corrente elettrica arrivò nel 1933 ed il telefono solo vent’anni dopo. Agli inizi del XX secolo vivevano circa 200 persone, qui la parola supermarket non ha significato. L’intera comunità si è sempre auto sostenuta attraverso l’agricoltura e la pastorizia fino agli anni settanta.
La chiusura della scuola nel 1972 decreta il definitivo declino e la fuga dal paese. Nel 1996 vivevano stabilmente 21 persone, nel 2003 solamente 6. Oggi appare un paese intrappolato nel passato. Però più mi soffermo ad osservarne i vicoli e gli angoli nascosti più mi scaturisce un gran senso di rispetto e chissà di invidia per chi ha passato l intera vita arroccato a 821 metri di altitudine.
Elcito non è un paese fantasma
Nonostante le evidenti difficoltà e lo spopolamento molti tornano o desiderano visitare Elcito. Giornalisti, poeti, critici d’arte come Federico Zeri e Vittorio Sgarbi sono passati per di qua. Perchè?
Perchè questo posto chissà è una delle tante dimostrazioni che l’uomo può vivere con poco, combattendo un’aspra e impietosa natura ricevendo in cambio una libertà impagabile unita al senso di comunione con la terra. Al giorno d’oggi le case sono per lo più adibite alle vacanze estive. Ad Elcito per l’intero anno regna una quiete che ti fa riscoprire l’antico legame che unisce l’uomo alla montagna. Un luogo dove sembra essere più vicini allo spirito che al corpo. Se capitate nelle Marche è d’obbligo una visita a Elcito sopratutto il 16 di agosto quando si celebra la festa di S. Rocco nella omonima chiesa.
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Marco Pachiega