
Fare il fotografo è dura. Cosa nasconde una bella foto.
Prima di spiegare la mia esperienza guardatevi la gallery. Poi se avrete voglia potete leggere cosa mi è successo. O meglio, cosa comporta fare delle foto.
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Nonostante l apparenza, dietro una foto c’è sempre del sudore. O per la maggior parte dei casi è così. Per chi guarda dallo schermo di un computer, lo screen del cellulare o direttamente la stampa è difficile capire cosa si nasconde dietro uno scatto. Lasciando a parte i selfie, i filtri o gli screenshot c’è ancora una gran fetta di fotografie che richiedono non solo passione, occhio e riflessi. Non sembra ma ogni foto trasuda fatica e sudore. Mai come quest ultima esperienza mi ha dimostrato questo.
Ma iniziamo con calma.
Il progetto
Ho pianificato giorni fa un piccolo giro per il Montserrat. Qui trovate informazioni a riguardo questo luogo famoso ormai diventato meta di turismo quasi massivo. Il briefing è molto semplice. Prendere il treno R5 da Barcellona e arrivare a Monistrol de Montserrat. Dalla stazione risalire il sentiero che porta fino al Monastero che prende il nome dell omonima mole: Il Montserrat. Un tempo era luogo di faticoso pellegrinaggio. Durante la stagione invernale era quasi impossibile accedervi. Da Monistrol de Montserrat si risale la montagna con un tragitto di circa due ore. Arrivato al monastero sarà d obbligo passare la notte lì. Di conseguenza il giorno seguente si salirà ulteriormente per raggiungere San Jeroni a 1236 mt.
Due giorni in completa autonomia. Il che implica portarsi da dormire, mangiare, bere e ovviamente l attrezzatura necessaria per fotografare.
Uno zaino di circa 10 kg, più un corpo macchina e due obiettivi chiudono l inventario. Ah dimenticavo, filtri, schede di memoria, pile di scorta, un caricabatterie solare e ovviamente un treppiede.
La partenza
Lasciando i dettagli del viaggio in treno fino a Monistrol de Montserrat arrivo alla stazione medesima alle 16:30 circa. Non c’è molto tempo da perdere. Il sole è alto. Calcolando il tempo necessario per raggiungere la vetta non ho molto tempo per rilassarmi. Si va a piedi. La cremagliera arriva al monastero in 20 minuti. Comodo, rapido. Ma non fa parte delle mie opzioni. Siamo nel mese di Agosto. Nonostante le giornate inizino ad accorciarsi il calore accumulato durante l estate si fa sentire. Il Montserrat è una mole compatta e data la stagione non ci sono molte fonti d acqua nel mio tragitto.
Niente musica, amici con cui conversare. Solo il rumore pacato del passo cadenzato. Sudore, parecchio. Avere dietro le spalle lo zaino e davanti un altro più piccolo per l attrezzatura fotografica non da molto spazio alla traspirazione. Incontrare una mappa gigante può risultare utilissima se fotografata. In caso di necessità sarà utile da consultare tramite i comandi del display della mia NIKON D3200.
Trekking
Si sale, i vestiti sono zuppi di sudore. I tre litri d acqua se ne vanno abbastanza velocemente. cerco di risparmiarla e integrare con qualche piccolo frutto. Ci sono abbastanza rovi. Le pause sono d’obbligo sia per riposare che per godermi un pò il panorama. Scatto qualche foto nonostante la luce non sia delle migliori. Il sole è ancora forte. Per me che per la macchina fotografica.
A parte la stanchezza fisica è quella mentale che ti mette a dura prova. Vedere la cremagliera salire sinuosa con dentro i turisti asciutti e freschi fa invidia. Anzi fa rabbia. La mente inizia a tempestarti di pensieri. “Bastava che avessi preso quel treno li e già eri arrivato”. “Non sei nemmeno a metà del tragitto”. “Ma chi te lo fa fare? Lascia perdere, non fa per te”. “Appena arrivi in vetta scatti una foto e te ne torni a casa”. “Ricorda che stanotte dormi da solo e senza materasso”.
L unica maniera per non demordere è concentrarsi sui passi, regolare la respirazione e passo da mulo. Con calma arriverò.
Arrivo a Montserrat
Col tempo il sole allenta la presa, allunga le ombre. Il calore lascia spazio a qualche momento di brezza. Perdo più tempo a fotografare. Ultima mezz’ora e arrivo al monastero. Sono le 19:00. Ci sono solo gli ultimi turisti ritardatari per scendere a valle e tornare a casa. Io no. Io rimarrò qua per il tramonto e la notte.
I negozi di souvenir, il ristorante stanno chiudendo i battenti. Sembra che tutti se ne vadano in gran fretta da questa cima. Un piccolo campeggio però mi garantisce un luogo sicuro dove piazzare la mia amaca e il sacco a pelo.
Sudato dalla testa ai piedi mi cambio e preparo in poco tempo il bivacco sospeso. Fatto. Preparo l’attrezzarura per fotografare. Voglio fotografare il monastero al tramonto e di seguito di notte. Sarebbe da realizzare qualche scatto con il cielo stellato, ma questa opzione la lascio per dopo. I minuti durante il tramonto scorrono veloci. E la luce da calda e morbida diventa di un rosso spento per finire sul viola e lasciare spazio al blu della notte. Finito.
Più di due ore di viaggio per soli pochi minuti disponibili a fotografare. E’ così. Questa è la fotografia. Un gran lavoro per concentrarsi solo su un esito di pochi istanti.
Buonanotte
Smonto il treppiede, spengo la macchina. finalmente si ritorna al campo base, ovvero il campeggio. E’ ora di riposare, sperando in un tempo clemente. In questi casi la cena è caratterizzata dal brand JUNKIE FOOD. Ovvero schifezze. Barrette, qualche scatoletta e acqua. Con la cena termina la mia scorta di liquidi. Domani dovrò riempire le bottiglie.
La notte è calma. Da tempo non sentivo questo silenzio. La quiete mi porta a tu per tu con la natura. Solo i rintocchi del campanile del monastero mi disturbano il sonno. Prima pesante e piacevolissimo, poi intervallato da momenti di veglia.
Se fossi bravo mi dovrei alzare e andare in cerca di un luogo per una foto al cielo. Ma è velato e io sono troppo stanco per insistere. Speriamo domani sia una giornata produttiva.
Mattino
Alzandomi di buon ora noto ancora l intero campeggio che dorme. Scendo dall’amaca, la schiena in parte ringrazia. Non è certo l ultimo materasso della Emimflex. Preparo la reflex, treppiede alla mano. Come al solito sono in ritardo. Ma in ritardo per cosa? L alba!!!
Camminando di fretta arrivo giusto in tempo per sistemare tutto. Le montagne che fanno da sfondo sono accarezzate da una lieve nebbia. Man mano che si avvicina il mometo cruciale si fa più densa. Il sole sta iniziando a fare il suo lavoro giornaliero. Scaldare la crosta terreste. L astro fa capolino dietro un promontorio in lontananza. I raggi colpiscono il Montserrat e il suo monastero. Più in basso le valli ancora sono prigioniere dell oscurità. Protetta da un manto di nebbia in fremito per l imminente calore.
Mi godo questi momenti. Davvero belli. Il sole cambiando la conformazione delle forme e le ombre mi lascia di stucco. La natura reagisce al solo essere toccata dalla luce. E tutto ruota intorno a questo astro. Impressionante.
E’ tempo di rismontare di nuovo e prepararsi per continuare il trekking.
San Jeroni
Treppiede al suo posto, sacco a pelo ben piegato. Zaini e borsa pronte. Altra giornata di sudore e fatica.
Nessuna fonte di acqua disponibile. Bene mi arrangio senza. In teoria il giro è breve. La mappa segna qualche punto di approvigionamento. Dubito che siano attive. Mappa alla mano, zaino in spalla si prende per il sentiero che porta a San Jeroni. Sono circa due ore e mezza di percorso fino a raggiungere quota 1236 mt. Il Montserrat è un massiccio duro, aspro. E te lo fa capire subito. Il sentiero inizia con delle scalinate che serpeggiano ripide tra i giganti sassi dell montagna.
La luce del sole si fa mano a mano più forte, il sudore e la fatica tornano puntuali. Rallento il passo. Lo zaino taglia le spalle non più tanto abituate. Camminando incontro altri escursionisti. Chi sale correndo, chi scende in direzione opposta. Pochi tratti sono in pianura. Per la maggior parte è solo salire. Quasi insopportabile vedere dietro la curva altre scale, terra che sale. Massi austeri. Quasi ti guardano con compassione, quasi se la ridono. Non demordo. Si arriva a San Jeroni punto.
Il traguardo
La costanza ripaga. Un paesaggio lunare mi circonda nell’ultimo tratto del sentiero. Ultime scalinate. Le più dure. Ma sembrano essere quelle che rimangono impresse nella mente. Dopo di esse solo un grande blu. Finalmente da qui si può ammirare la maggior parte della Catalogna.
Il sole è alto. Tolgo lo zaino con un pò di fatica e sollievo. Aspetto. Mi godo la vista. Mi tolgo la maglietta zuppa di sudore. Il vento l asciugherà. Ci risiamo, treppiede alla mano, macchina fotografica, Filtro. Scatto alcune foto del panorama. Altri turisti raggiungono il punto panoramico. Siamo accomunati da fatica e soddisfazione. Non importa di dove sei. La montagna mette tutti sullo stesso piano.
Ritorno
E’ ora di riprendere il sentiero di ritorno. Accompagno due escursioniste per raggiungere di nuovo il monastero. La stanchezza ci fa optare per la funivia. La quale in soli 20 minuti ci fa arrivare alla stazione. Il treno affollato ci riporta a Barcellona. Per me il lavoro non è terminato. Prima di tutto una doccia rinfrescante per poi scegliere, editare e organizzare le foto. Fare il fotografo è dura. Cosa si nasconde dietro una bella foto? Molta preparazione e sudore. I quali sono spesso finalizzati a pochi brevissimi scatti.
Marco Pachiega